AREA TASSI: LA DESOLAZIONE DELLE RUSPE E IL CORAGGIO DI DIRE "BASTA"

 

C’è una parte di triuggesi che quella storia la può raccontare ancora. Quella delle donne che, tutte le mattine, pure d’inverno, con il gelo e il cielo ancora scuro, andavano giù, al Lambro, alle tessiture, a guadagnare la loro giornata di lavoro. Storie di quando l’automobile era un lusso per pochi e, in fabbrica, ci si doveva andare a piedi. Storie che, forse, anche i nostri amici di Fismes si sono sentiti raccontare da chi di dovere.


L’Area Tassi la stanno buttando giù in questi giorni: era una tessitura, prima che diventasse scatolificio. Una tessitura che ha sentito lo scorrere del Lambro per molto tempo, sotto le sue mura. Questo piano, come molti altri, è passato sotto silenzio e i cittadini avevano alzato la voce solo per dire che quella torre in cristallo di tredici piani, lì, era davvero improponibile. Poi la torre è stata abbassata e, del progetto non se ne è più parlato, o se ne è parlato pochissimo. E, forse, i triuggesi pensavano, da buoni brianzoli che tutto “l’era andà in nient”. Era andato in niente.


Invece, a metà settembre, sono iniziati i lavori. Il terreno dove sorgeva la tessitura ospiterà nuovi appartamenti (che probabilmente si uniranno a tutti quelli invenduti, sul territorio), uffici, collegamenti stradali, parcheggi e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo, come al solito, senza offrire una briciola di servizi in più al nostro paese che piange. L’area tassi la ricorderemo solo in fotografia e, forse, per ascoltare i racconti dei nonni che se la ricordano come era allora, dovremo combattere contro il rumore del traffico che intaserà questo nostro angolo di Brianza.


Pensiamo, però, che questa vicenda ci debba ricordare che non possiamo continuare a stare zitti. Triuggio è soprattutto nostra, è di chi ne conserva la memoria, dei nostri figli e di chi vuole continuare a guardare dalla propria finestra senza incontrare un muro di cemento. Noi del Comitato siamo nati così, dal nostro “Basta!”, dal voler fare qualcosa, qualcosa di vero per salvare quello che rimane del nostro Paese. E abbiamo cominciato da un altro piano che sarebbe andato avanti sotto silenzio, che sarebbe stato discusso in un consiglio comunale vuoto, che avrebbe avuto i soliti assensi formali: quello di Villa Luisa. Abbiamo portato le mamme, i nonni, persino i bambini nelle aule del comune, abbiamo fatto giocare i ragazzi nei campetti che si preparano a ricevere cemento, abbiamo messo le nostre firme e le nostre facce sul ricorso al T.A.R.


Così si cambia. Così ci riprenderemo un po’ della nostra Triuggio e che la desolazione delle ruspe sull’Area Tassi  ci sia da insegnamento, per tutti noi. Perché non succeda più che la gente non sappia nulla finchè le gru vengano a togliergli la luce del sole. Perché tutti possano riavere la libertà di dire “Basta”. Ed essere ascoltati.

 

Tratto da Il Giornale di Carate di martedì 16 ottobre 2012

 

Triuggio 18 ottobre 2012